venerdì 15 febbraio 2008

194

Può succedere a volte che un Paese possa regredire, invece che progredire. ah, è vero. In Italia questo capita anche spesso. ma quello che sta avvenendo con l'attacco politico-mediatico alla 194 fa rabbrividire. Sembra che ogni conquista politica e sociale, anche quelle ottenute con più fatica, ma , proprio per questo, con più consapevolezza, possano essere messe in discussione di fronte a dei precetti non ben chiari; ...sicuramente precetti riguardanti la sfera della fede, ma ancora una volta non si capisce perchè questa sfera non possa interessare semplicemente il singolo individuo, che su quella fede elabora le sue scelte, invece che essere imposta come fondamento sociale (e quindi politico) per tutti.
Non si può proporre una moratoria sull'aborto in analogia con un moratoria sulla pena di morte, perchè è semplicemente un paragone eticamente inaccettabile. Eticamente nel senso più ampio, laico e politico. E non quello, inevitabilmente più ristretto, di un' Etica religiosa, per quanto possano essere "universali" i suoi messaggi. E soprattutto non si possono fare campagne elettorali sul dolore. Campagne elettorali basate più sul cinismo che su un agire politico basato su un sincero credo religioso.

Poi viene la Chiesa come istituzione, che attacca ma poi si ritrae ; fa l'imparziale e poi tende la mano ad alcuni esponenti politici; si dichiara guida morale, ma le uscite sulla 194 non hanno fatto altro che sollevare la tensione sul tema . E ad Essa non verrà riconosciuta responsabilità, altrimenti scatterebbe la denuncia di "persecuzione della Chiesa cattolica".

Mischiare i temi potrebbe sembrare irrispettoso, ma vi è un' analogia di tutto questo con le polemiche sulla scena di sesso del film Caos Calmo, con Nanni Moretti e Isabella Ferrari. La CEI ha chiesto agli attori di fare obiezione di coscienza, in quanto scene del genere possano creare sconvolgimenti nelle persone e nella società. E allora, un attore che inscena un omicidio dovrebbe costituirsi?
In tutto questo sembra prefigurarsi il timore del corpo, della carne, della propria fisicità. Ma se è proprio (anche ) il nostro corpo a tenerci in vita, non è forse proprio questo il vero rifiuto della vita?

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