venerdì 31 ottobre 2008

QUESTIONARIO SULLE POLITICHE DELL'ACCOGLIENZA

Venezia e Mestre hanno una storia fatta anche dell’incontro di identità e specificità diverse: la città insulare, attraverso secoli di scambi, flussi e movimenti di persone, tradizioni, culture e merci; la terraferma attraverso la crescita urbana e anagrafica nel corso del novecento, legato soprattutto al richiamo occupazionale dell’area industriale di Porto Marghera.

- Mestre oggi ha una propria identità,maturata negli ultimi decenni; secondo lei è ancora possibile per la città accogliere persone con culture e identità diverse?
Quali sono i problemi che le pare derivino dalla presenza di persone con culture diverse?

La quotidiana cura degli spazi urbani, per consentire una vivibilità della città, il potenziamento dei servizi e del sistema di welfare, una attenta progettazione architettonica, urbanistica e infrastrutturale, possono essere considerate “difese” nei confronti di un dilagante senso di insicurezza e incertezza, connotato spesso con una “paura indefinita”, che sembra caratterizzare anche la nostra città.

- Secondo lei, è vero questo senso di insicurezza e “paura indefinita”?
- Quali sono le cause prioritarie?
Su quali aspetti della città e del vivere in città bisogna primariamente intervenire per contribuire a superare questa percezione di insicurezza e incertezza?

Una città può essere di tutti solo se può essere davvero per tutti, nel rispetto dell’altro, dei diritti e dei doveri di ognuno.
Una città è il risultato di incontri e confronti e quindi essa deve continuare a saper riconoscere, accogliere e valorizzare le diversità che la caratterizzano. Sono quindi necessari gli spazi e gli eventi che possono permettere questi “incontri e confronti”.

Esistono, secondo lei, nella città, spazi ed eventi in grado di costruire occasioni di incontro e crescita, di confronto e di scambio?
Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, che ha interessato e interessa anche la nostra comunità, è importante scommettere sulle possibilità di integrazione e inclusione, che passano anche attraverso la conoscenza. In questo contesto la scuola esercita un ruolo fondamentale e la scuola dovrebbe essere intesa come risorsa, dovrebbe stare al centro delle politiche di un paese civile, proprio perché è il luogo della formazione, dove si costruisce il futuro della società.

Alla luce dei tagli decisi dal governo (che hanno come esito la riduzione degli organici nella scuola; la chiusura di scuole in località insulari, di montagna; tagli all’università e alle attività di ricerca), la proposta di istituire classi “differenziali” per gli immigrati, quali pensa possano essere le conseguenzE?

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martedì 7 ottobre 2008

SU MESTRE....(INTERVENTO AL CIRCOLO PD MESTRE CENTRO 2/10/2008)

A volte mi colpisce il fatto che molti trentenni mestrini di oggi definiscano Mestre
una città brutta seppur riconoscendo l’importanza di alcune realtà come il parco s giuliano o come altri rilevanti interventi urbanistici degli ultimi anni.
Forse per queste generazioni possono pesare le tracce vecchie di una Mestre costruita come città dormitorio, proiettata unicamente verso il polo chimico-industriale e verso il centro storico. .
Naturalmente sappiamo che Mestre è molto più di questo.
Ma forse il problema non sta nel fatto che non venga percepito cio’ che di bello c’è a Mestre ma sta nel fatto che negli ultimi anni non viene percepita una visione di insieme che possa relazionare tutti i processi di trasformazione e allo stesso tempo possa marcare una relazione costruttiva con la città insulare.
Se l’idea di una città dormitorio dobbiamo lasciarla ai decenni passati, è chiaro che
l’idea della nuova città deve girare intorno all’idea di quello che è Mestre oggi cioè una città moderna , importante , una delle più grandi e popolose del veneto , al centro delle grandi tratte viarie tra nord e sud, est e ovest, un ponte tra terra e mare. , una città in grado di fornire servizi cultura ecc.
È chiaro che il cittadino per sentire bene sua la città deve poterla vederla e viverla coerentemente con la funzione della città
E se sfide urbanistiche più importanti, si collegano fortemente a questioni come la tutela ambientale , come è stato per il parco san giuliano, che a questioni di tipo sociale come il nuovo ospedale, è chiaro che c’è bisogno di una guida politica.
Qui entra in gioco anche il partito.
Si sente un senso di attesa e distacco nei confronti del neonato
partito. Le aspettative sono alte: lo abbiamo visto dalle affluenze alle primarie e al proficuo tesseramento che abbiamo avuto . Ma c’è nell’aria un po’ di perplessità, forse anche a causa di un periodo di gestazione troppo lungo, o anche dalla
smarrimento successivo alla sconfitta.
In ogni caso se stiamo parlando di un territorio nel pieno di un processo di trasformazione solo un partito che si vuole definire riformista è il più adatto a gestire questi processi.
Se dobbiamo riprendere a discutere di una visione d’insieme è chiaro che due sono le strade :
primo partire dai circoli che rappresentano il primo legame con il territorio e che per forza di cose sono chiamati ad interessarsi a tematiche che vanno oltre quelli che sono solo i confini dei vecchi quartieri, perché ogni ambito che interessa il territorio quasi sempre interessa tutto il territorio comunale
Secondo interfacciarsi con la cittadinanza, non pensare di esaurire l’apertura solo
con le primarie per interagire con i cittadini. Forse questa fase di nascita del partito è stata troppo concentrata sul come cercare una sintesi tra diverse culture politiche. Ma la sintesi era già fuori nelle mille forme di partecipazione associazionistica, nel volontariato . Non sono convinto che sia stato giusto identificare essa come elemento terzo , come società civile, perché altrimenti questo vorrebbe dire che chi viene da una esperienza partitica rappresenti per ossimoro la società incivile. Ma al contrario dobbiamo contaminarci con chi si impegna quotidianamente in progetti, battaglie che non siano inseriti nei consueti canali della politica. Per fare questo dobbiamo stare attenti adesso che abbiamo la struttura organizzativa, anche a livello comunale a non chiuderci in esse, oppure a cedere all’idea salvifica delle primarie. E dobbiamo stare anche attenti ad iniziative troppo autoreferenziali che tanto caratterizzavano i partiti che ci siamo lasciati alle spalle.
La contaminazione avviene nel confronto quotidiano, presidiando le piazze e le strade e parlando alla gente. Tenendo presente che le nuove tecnologie ci pongono di fronte a nuovi tipi di piazze e strade che troppo spesso abbiamo lasciato in mano agli avventurieri della polemica.