sabato 21 febbraio 2009

LA POLITICA E’… ORGANIZZARE LA SPERANZA

LA POLITICA E’… ORGANIZZARE LA SPERANZA
Intervista all’onorevole Tina Anselmi

(Pubblico sul blog questa intervista di Lidia Menorello a Tina Anselmi. E' di qualche anno fa', ma penso che abbia ancora molto da dire. Faccio notare soprattutto le frasi finali sul dovere di partecipare e sull'organizzare la speranza. ndr.....NDL...)

Tina Anselmi nasce a Castelfranco Veneto, nel trevigiano, il 25 marzo del 1927. E’ chiamata spesso ad intervenire e a relazionare sui temi di attualità socio-politica, a dare il suo prezioso contributo e ad insegnare il suo impegno e il suo amore per la politica, soprattutto ai giovani. Molti gli incarichi ricoperti dall’onorevole Anselmi in questi ultimi anni, sul fronte dell’impegno sociale, quasi da rendere superflua ogni sua presentazione. Vorrei, comunque, citarne alcuni: Ministro della Sanità; Ministro del Lavoro; Presidente della Commissione Pari Opportunità e Membro della Commissione d’Inchiesta Governativa per accertare gli eventuali crimini commessi in Somalia dai contingenti italiani.
Ma, al di là della “veste” di Ministro, che a volte allontana la gente comune, Tina Anselmi è una distinta signora, dall’aria riservata e discreta. L’ho incontrata alla Scuola di Politica del Patriarcato di Venezia, dove si era recata per tenere una lezione sul Movimento Cattolico Italiano, partendo dal pensiero di don Sturzo. Dell’impegno politico Tina Anselmi ha più volte detto che “è la forma e l’espressione più alta della Carità, come direbbe Sant’Agostino”, così, quando le viene chiesto di spiegare questa sconvolgente affermazione, la sua voce discreta e dai toni pacati, lascia spazio ad un silenzio attento e vigile “La politica risolve i problemi del Bene Comune andando incontro non al bisogno del singolo, bensì ai bisogni di tutta la comunità, permettendo così al bisogno dell’individuo di trovare soddisfazione e risposta in un progetto politico che riguarda certamente le singole comunità, nella diversità dei momenti storici, ma che fa dell’azione politica, come appunto dice sant’Agostino, la forma più alta di Carità o, come dice san Tommaso, semplicemente il bene umano, dove quel “semplicemente” non è riduttivo”.
Rassicurante e materna, già dalle prime battute, Tina Anselmi riesce ad accattivarsi la mia simpatia di mamma di un giovane in formazione così, al termine della Conferenza, la avvicino per chiarire e chiarirmi cosa effettivamente serva oggi per stimolare i giovani (e i meno giovani) alla gestione responsabile del così tanto prezioso Bene Comune.
“Onorevole, cosa gestisce la politica e come si può creare, oggi, un clima culturale nuovo nel quale i giovani possano crescere e accrescere la loro libertà di scelta responsabile?” domando, annegando quasi nel suo sguardo attento, che ha lasciato ai margini ogni altra cosa, per concentrarsi solo sul mio chiedere. Nonostante la marea di gente che si accalca attorno, Lei mi fa sentire chiusa in uno spazio privilegiato, quasi fossimo sedute al tavolino di un bar, per bere un tè e chiacchierare come due “vecchie” amiche. Poi, come se uno starter invisibile avesse dato il segnale di partenza, intorno si fa il silenzio e la sua voce avvolge nuovamente tutti:
“La politica verifica innanzitutto che le leggi non risolvono i problemi se non c’è nel Paese una cultura omogenea, che consenta delle leggi sugli obiettivi. Lo stesso successo sul piano del governo o legislativo è molto condizionato dalla vicenda culturale. Viviamo un momento di grande trasformazione, ma la più grande è quella che sta avvenendo nella cultura: tutti sappiamo tutto di tutti. Allora, quando non si può ignorare la condizione umana, con i problemi che porta con sé, evidentemente occorre adeguare la lettura politica e la soluzione politica a queste realtà nuove.
Faccio un esempio semplice: tempo fa sono stata in Africa per la vicenda dell’inchiesta sulla Somalia. Ebbene quando siamo arrivati ci siamo resi conto che non basta mandare un contingente di soldati perché oggi l’assurdo, il paradosso, sta nel fatto che bisogna preparare i soldati a costruire la pace e non a fare la guerra. Non si deve più sviluppare una cultura alla Rambo, ma la cultura di chi va in un Paese per portare la pace e ricostruirlo, nel rispetto della religione, della cultura, della tradizione di quel popolo. Trent’anni fa nessuno poteva immaginare, neanche lontanamente, che questi sarebbero stati i problemi sui quali oggi si sarebbero dovuti misurare i contingenti militari.”
Una vita dedicata interamente alla politica, un grande Amore che traspare dai suoi occhi, a volte concentrati a guardare lontano, come a riprendere dal passato ricordi chiamati a testimoniare anche dure sconfitte, come accade in ogni rapporto d’Amore. Sorride, l’onorevole Anselmi, quando glielo faccio notare e, alla domanda “Cosa vorrebbe dire a chi, oggi, volesse intraprendere questa strada?” risponde senza esitare:
“Quello che ha detto un giovane partigiano di Modena, prima di essere fucilato, ai suoi compagni di scuola, dopo aver raccontato perché era diventato partigiano “Vi devo lasciare perché il picchetto che mi deve fucilare è venuto a prendermi. Vi prego di non pensare a me come ad un eroe. Ci vuole meno a morire per un’idea... che non a vivere ogni giorno per quell’idea”. Ecco, io dico ai giovani: siete nati in un Paese libero, dove le idee circolano, dove potete leggere i libri che volete, vedere i film che volete, sentire la musica che volete. Oggi vivete in un mondo aperto. Siete liberi di fare le vostre scelte, ma l’importante è che facciate una scelta, perché anche la qualità della politica dipende dal contributo che ogni cittadino dà, assumendosi la propria responsabilità.
Dunque, siete liberi di scegliere e avete il dovere di partecipare, perché solo partecipando la politica risolverà i problemi che voi le affidate. “La politica gestisce un rapporto d’Amore” ha detto il Patriarca di Venezia, Marco Cè, sono profondamente convinta che sia così, perché LA POLITICA È ORGANIZZARE LA SPERANZA E PER SPERARE NEGLI UOMINI BISOGNA AMARLI.”

Lidia Menorello

martedì 17 febbraio 2009

OGGI LA RUOTA GIRA PIANO...

Oggi la ruota gira piano. C’è chi si esalterà alle notizie che vengono da Roma, altri si metteranno le mani sui capelli, disperati.
Ci sono momenti in cui anche di fronte alla più grande delle sconfitte, salta sempre fuori qualcuno che dice che non bisogna perdere la speranza, bisogna analizzare gli errori e guardare avanti. Io gli errori posso anche analizzarli: una leadership nata prima del partito; una doppia legittimazione del corpo partito data da una parte dalle primarie, dall’altra dal tesseramento; aver subito perso quella spinta propulsiva data dalle primarie e dalla campagna elettorale delle politiche 2008 subito dopo le medesime e non essere andati a congresso immediatamente dopo; aver troppe volte mediato sull’unione di due partiti e troppo poco pensato a come crearne uno nuovo (e quando lo si è fatto si è sempre concentrati sulla struttura, sulla forma, sui metodi, e poco sui contenuti, vedendo sempre nelle primarie la panacea di tutti i mali, quando una buona commissione di garanzia funzionante sarebbe bastata)…
Il futuro, oggi è invece più difficile da vedere. Una crisi di partito a ridosso di vicinissime elezioni non può portare bene, soprattutto nel contesto di un partito non ancora del tutto formato. Oggi è dura la speranza, quando la si è elargita a chili e poche volte è stata ricompensata, quando tante volte ci si è sgolati per fare da ponte e mediatori tra il partito e la gente, ed essere spesso guardati con scetticismo da entrambe le parti. Oggi per una volta mi prendo la libertà di girare le critiche ai Cugini e ai Parenti, per dire loro che la crisi del centro sinistra di oggi nasce prima di tutto da loro precise scelte di dieci anni fa, perché oggi è più dura essere comprensivi.
Oggi, martedì 17 febbraio, è difficile guardare avanti.
Domani, mercoledì, riprenderò a cercare d’immaginare il futuro.

venerdì 13 febbraio 2009

L'unica risposta è il silenzio