domenica 8 marzo 2009

Oggi la ruota gira piano....Parte 2

Detto quel che ho detto sul precedente post omonimo, guardiamo avanti.


Secondo me è stata giusta la scelta di non andare alle primarie o al congresso adesso: ci avrebbe non solo ulteriormente lacerato, ma avrebbe sbattuto nuovamente tutte le nostre tensioni nei media, con ulteriore calo dei consensi. Ha detto bene Franceschini che sui giornali ci si deve andare per fare proposte e fare opposizione al governo, perché gli spazi di discussione in partito per uno scontro propositivo e costruttivo ci sono, bisogna solo saperli utilizzare.

Su quello che dev’essere il partito in futuro non c’è altra strada che ritrovare lo spirito iniziale e non quello degli ultimi mesi.
A me non interessa mettere insieme categorie sociali che non vivo nella vita di tutti i giorni: nel mio relazionarmi nella società nel lavoro non posso distinguere i laici dai cattolici.
L’unico approccio possibile di un politico è quello di dare risposte a chi ha più problemi, chi vive nel disagio, nella paura, nell’insicurezza sociale economica lavorativa, e questi non ci chiedono una risposta laica e cattolica, ma una risposta concreta, razionale. E riformista, perché è da questa parte che abbiamo deciso di stare. E non dalla parte dei conservatori.

E aggiungo sulle polemiche derivate dal “dover marciare insieme con artigiani e i piccoli e medi industriali”. Qui le battute possono essere facili, ma qui non si tratta di sposare Confindustria. Anzi significa proprio negare la logica con cui Confindustria si prende il diritto di rappresentare in toto una categoria sociale. Forse perché le categorie di oggi non sono più quelle di qualche decennio fa.

La proposta di Franceschini dell’assegno per i precari che perdono il posto di lavoro pone bene la questione che non tutti i lavoratori subordinati sono nelle stesse condizioni.
C’è chi in una gravissima situazione di disagio determinata dalla crisi si ritrovano ad avere meno diritti di altri. E penso che noi proprio presso chi ha meno diritti prima di tutto dobbiamo rivolgerci.

E se c’è una persona di trenta quarant’anni che legittimamente decide di investire i soldi che si è messo da parte dopo anni di lavoro, per aprire un’attività, piccola o media, che sia e si trova di fronte alle difficoltà burocratiche, fiscali, oltre quelle economiche della crisi, può essere un interlocutore? Io penso di sì.

Come può essere interlocutrice tutta una fascia della società legata all’immigrazione che sarà la prima vittima della crisi, dato che subirà i primi effetti della disoccupazione. Per molti il rischio sarà di tornare in uno status di irregolarità (a causa delle storture della Bossi Fini), esposti ai circuiti criminali ad essa legata.

Per cui superando la polemica se siamo di centro o sinistra (definizione che nasce prima di tutto dalla collocazione “geografica” dell’emiciclo parlamentare, per cui andiamo a vedere dove siamo seduti in Parlamento e poi lo capiamo) quello che interessa a noi realmente è invece capire chi vogliamo proteggere: le categorie in difficoltà del novecento o quelle del nuovo secolo? Quando abbiamo capito questo possiamo cominciare a capire cosa fare, quali scelte prendere, e con chi vogliamo allearci o meno.

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